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L’arte del tappeto dal 1722 al 1925
Nell’arco dei cento anni intercorsi tra la morte del re Shà h-Abbàs e il momento della sedizione degli Afghani (1722-1730), che all’estinzione della dinastia safavide divennero i terribili capitani della nazione, le belle arti, compresa la tessitura del tappeto, non furono oggetto di alcuna particolare attenzione. Tuttavia furono annodati in quel periodo tappeti relativamente graziosi e pregiati, divenuti in gran parte proprietà di moschee e conventi.Taluni di essi, per la noncuranza e la negligenza di chi li aveva in custodia, si deteriorarono e si decomposero; altri furono esportati dalla Persia da singoli mercanti o da società che conducevano nel paese un’attività commerciale e che sfruttarono l’ingenuità o la cupidigia dei custodi.Tutto ciò che di quell’arte e di quell’industria era rimasto, andò così perduto durante la rivolta degli Afghani. Al tempo delle dinastie afshà r (1736-1750) e zand (1750-1794) e nei primi anni di qà jà r (1796-1925), in Persia l’arte del tappeto non dette segni di grande splendore. Fu solo verso la fine dell’epoca qà jà r che la tessitura sembrò rinascere. In quell’epoca, le classi venute alla ribalta della società industriale europea e i ricchi Persiani, ormai consapevoli dell’importanza di esibire i tappeti nelle loro case in segno di benessere e opulenza, divennero a poco a poco interessati al loro acquisto. Di conseguenza, il commercio dei tappeti nei mercati nazionali e stranieri raggiunse una certa floridezza.Molti viaggiatori visitarono la Persia in quel periodo e, ritornando in patria, portarono i tappeti acquistati in quel paese come gradito ricordo del loro soggiorno. Inoltre, nei diari di viaggio, si dilungarono in minuziose descrizioni dei tappeti della Persia, del loro pregio e della loro resistenza; ciò naturalmente contribuì a incentivare l’acquisto e il collezionismo dei manufatti persiani.Verso la metà del xix secolo, il tappeto persiano aveva consolidato la sua penetrazione nei mercati europei e americani. Avvenne infatti che un certo numero di commercianti azerbà ijà ni decisero di investire i loro capitali in questo settore, impegnandosi nella ricerca e nell’acquisto dei manufatti migliori. Tali commercianti compravano vecchi tappeti, opera per lo più di tribù e di contadini, e raccoltone un certo numero, li imballavano e li esportavano a Istanbul, città nella quale confluivano per i loro acquisti i rappresentanti delle società europee e singoli commercianti. Ciò fece della Istanbul di quell’epoca una sorta di centro internazionale per la compravendita del tappeto.Talvolta in questa città i tappeti persiani venivano spacciati per turchi, cosicché per un lungo periodo il lavoro indefesso degli esperti tessitori contribuì ad accrescere la fama e la celebrità dei tappeti della Turchia. La forte domanda di tappeti persiani sui mercati stranieri, e la scarsa reperibilità di manufatti antichi o soltanto vecchi, spinse i commercianti e gli imprenditori a privilegiare la produzione e l’esportazione del tappeto; per concretizzare tale proposito fondarono numerosi nuclei di tessitura nelle città e nei villaggi più idonei e specializzati, incaricando migliaia di operai tintori e annodatori della fabbricazione dei pezzi maggiormente richiesti sui mercati europei e americani.A quell’epoca, le zone emergenti nel campo della tessitura erano l’Azerbà ijà n, il Khorà sà n, Kermà n e le città centrali. L’arte della tessitura divenne l’industria più importante del paese e assicurò la quota più grossa del mercato delle esportazioni.All’inizio del secolo scorso i più facoltosi commercianti europei e americani che conducevano la loro attività nel settore della lavorazione dei tappeti, aprirono alcune succursali nei principali centri di tessitura per assicurare la fornitura dei pezzi richiesti dal mercato. Misero a disposizione dei tessitori lane già tinte e i disegni preferiti dai loro clienti, commissionando la tessitura dei tappeti sulla base di un contratto scritto.Nel 1883 una famosa ditta inglese, la Zeigler, aprì alcuni uffici a Tabriz e Soltà n-Abà d, e finanziò e appoggiò i tessitori, fornendo loro tutti i materiali necessari. Testimonianze esemplari di questo periodo sono alcuni tappeti, commissionati da ditte europee e realizzati dai capaci artigiani locali.Dopo la prima guerra mondiale, con la chiusura delle succursali, i commercianti e gli imprenditori si sostituirono a queste compagnie, prendendo sotto il loro diretto controllo il commercio e l’industria del tappeto.